Alessandro Gilioli, giornalista e blogger che non ha mai nascosto le sue simpatie a sinistra-sinistra (è stato fervente sostenitore della Lista Ingroia) e le sue antipatie renziane, scrive un articolo sulla situazione di Milano in vista delle amministrative.
Il titolo (sicuramente non sua responsabilità, ma tant’è…) la dice già lunga: “Milano, dopo Giuliano Pisapia c’è il nulla“. Ora, il fatto che non ci sia ancora un nome non significa che si brancoli nel buio o che addirittura, come dice il titolo, dopo Pisapia ci sia il nulla. Non si dice sempre che la personalizzazione della politica è una cosa sbagliata? E allora?
Non c’è un nome perché ci saranno delle primarie, ci sono persone che si sono già candidate (per esempio Majorino), altre su cui si discute. La città sta discutendo, proprio partendo da un fatto lampante: il buon governo di questi anni, la fase innegabilmente positiva che sta vivendo il capoluogo lombardo (grazie a Expo, ma non solo), ancora più evidente se raffrontata alla cupa crisi in cui si dibatte Roma.
Un normale percorso democratico, con le inevitabili tensioni che una partita così importante può portare con sé (vedi per esempio le dimissioni della vicesindaca Ada Lucia De Cesaris).
Poi cita i nomi dei possibili candidati: Emanuele Fiano, Pierfrancesco Majorino, Roberto Caputo, Stefano Boeri, Umberto Ambrosoli, Ada Lucia De Cesaris, Ivan Scalfarotto. Sostiene Gilioli che – “anche nel Pd milanese” – essi vengono definiti “i sette nani”. Ora, se è vero, nel Pd milanese c’è qualcuno che non ragiona bene (ma io credo che si tratti di un’opinione di Gilioli).
In quella rosa ci sono anime e storie diverse, alcune più “civiche”, altre più “politiche”, ma nessuna rubricabile nella categoria del “nanismo”. Precisa poi Gilioli che sarebbero nani “dato che nessuno di loro si staglia al momento per popolarità”. Ma nemmeno Giuliano Pisapia, all’inizio della sua corsa, si stagliava per popolarità. Poi ha costruito un percorso di partecipazione democratica e si è fatto conoscere e apprezzare, battendo anche il candidato del Pd.
Senza contare il fatto che un sondaggio commissionato dal Pd ad aprile rivelava invece che Ambrosoli risultava molto popolare e che nel 2013, limitatamente al territorio di Milano e provincia, l’avvocato aveva preso quasi il 45% dei voti, battendo Maroni, dimostrando quindi di godere di un grande consenso, già allora, in città.
La verità è che Gilioli, da giornalista militante, lascia trasparire la sua visione. Che più o meno si riassume così: vorrei un Pisapia bis e se proprio non si può avere, almeno facciamo una fotocopia di quel modello, quindi un candidato della sinistra-sinistra sostenuto anche dal Pd (possibilmente marginalizzato). Siccome non sarà così Gilioli e molti come lui vedono il nulla, anche laddove invece c’è molto.