“Tutto è cominciato lì, in piazza Fontana. La strategia della tensione, che attraverso le bombe e le stragi ha tentato di arrestare il corso naturale delle vicende politiche italiane; ma anche la strategia dell’impunità, che attraverso ostacoli e depistaggi di ogni tipo ha portato al risultato di processi avviati con condanne durissime e chiusi tutti con sentenze fotocopia di assoluzione per insufficienza di prove”.
Prendo a prestito le parole contenute in un libro che vi consiglio caldamente, Foto di gruppo da piazza Fontana, di Mario Consani (Melampo editore). Mario è un amico ma soprattutto un ottimo giornalista. Il suo libro è davvero una foto di gruppo, una ricostruzione appassionante e rigorosa di quel buco nero che si è aperto il 12 dicembre 1969 alla Banca nazionale dell’Agricoltura.
Uno dei tanti buchi neri in cui ogni tanto precipita la storia della nostra repubblica. Ma forse quello più deflagrante, quello che ha aperto la strada a tutti gli altri, che ha generato un modello, una strategia, ha aperto il sipario a personaggi che poi avremmo ritrovato puntualmente in altre occasioni. Insomma, piazza Fontana. Come scrive Dario Fo nella prefazione del libro di Mario: “Quelle solidarietà, quegli uomini, ce li siamo poi sempre ritrovati sulla scena nazionale , con qualche uscita per morte, naturale e non, e qualche nuovo ingresso per meriti di carriera. Sono stati un fondale della nostra storia”.
La storia di piazza Fontana è la storia di questa Italia, la storia dell’Italia che sceglie sempre la dimenticanza invece della memoria, il depistaggio invece del diritto, il mistero invece delle ricostruzioni, le verità di comodo invece della giustizia. L’Italia che non piace al Corsaro e contro la quale si fa giustiziere, quella che si esercita sempre nella caparbia ricerca dell’oblio, che concede sempre impunità in nome di interessi più alti (“presunti tali”). L’Italia dei buchi neri contro l’Italia che resiste, come canta Francesco De Gregori.