E ora per par condicio devo raccontare qualcosa della presentazione di Milano, ieri sera. Mi risulta un po’ difficile, perché non voglio assolutamente rischiare di sfiorare l’autocelebrazione. Sarebbe ben poco consono alla mia genovesità, come atteggiamento.
Se c’è qualcuno dei 40 che c’erano ieri che si vuole incaricare di fare un resoconto utilizzando i commenti a questo post, ben venga. Io mi limito a dire che è stata una bellissima serata, che mi sono sentito circondato di un’attenzione affettuosa impagabile. Era come se in sala ci fossero tanti fili, alcuni più nuovi, altri più antichi, ma ininterrotti. A volte sembra di perderli, invece non è così. E un romanzo, una chiacchierata musicata attorno ad esso, può diventare un modo anche per riscoprire le ragioni per cui certi fili erano stati annodati.
Ho vissuto con molta ansia la vigilia di questa presentazione. Non so bene perché, forse perché a Milano mi sento sempre un po’ ospite, mentre a Genova sempre a casa (una specie di fissazione, in realtà). O forse perché avevo paura che il calendario, con il natale alle porte e il meteo, con il freddo polare, non aiutassero le persone a trovare la voglia di uscire. O forse semplicemente perché non sono abituato a stare al centro dell’attenzione e siccome capitava per la seconda volta nel giro di meno di una settimana, qualcosa dentro di me si è messo in allarme. Ma l’ansia si è magicamente dissolta al primo accordo di chitarra di Isa.
Chiudo con gli inevitabili ma non rinunciabili grazie. A tutte le persone che hanno trovato un’ora in questi giorni frenetici pre-natalizi. All’ospitalità discreta e professionale de I Viaggi nel Caffè Letterario che ci ha ospitati. A Isa e Davide, grandi – e non mi ripeto. A Christian, che ho obbligato a occuparsi della vendita dei libri.
E a Fausto Colombo. Avevo la certezza che avrebbe detto le cose più giuste di questo libro. L’ha fatto. Uno di quei fili ininterrotti di cui dicevo.