Pecorara, Italia

C’è un paesino di poco più di 800 anime sull’appennino piacentino che si chiama Pecorara. Un paesino come tanti, di quell’Italia minore e un po’ nascosta che conserva tradizioni, storie, memorie, natura. Qualche giorno fa il suo sindaco, tale Franco Albertini, prende una decisione: intitola una delle due piazze principali del paese al cardinale Jacopo Da Pecorara, un personaggio, dice il sindaco «che ha dato lustro al paese». Tanto lustro gli ha dato che già l’altra piazza è a lui dedicata, con tanto di lapide in suo onore. “Alla memoria e al nome del Card. Jacopo Da Pecorara, vesc. Prenestino,che nel sec. XIII si oppose con coraggio intrepido all’ImperatoreFederico II, sopportando per questo situazioni crudeli, per difenderela libertà della Chiesa e della patria. A questo paese portò famaimperitura”.

Non ci sarebbe nulla di strano. Se non fosse che la piazza che prenderà il nome del cardinale, attualmente, si chiama piazza 25 aprile. Se non fosse anche che quelli sono luoghi simbolo per la Resistenza, visto che la zona ha ospitato le prime bande di resistenti della montagna piacentina ed è poi diventata la sede delComando e dei servizi logistici della più grande formazione partigianapiacentina, la Divisione Piacenza del comandante Fausto.

Ma il prode sindaco Albertini ritiene che le priorità siano altre. A giugno arriveranno le relique del santo alla presenza del vescovo, bisogna festeggiare degnamente  l’evento. Un po’ come capita ogni 31 ottobre, quando in paese si festeggia la festa della zucca, a volte con ospiti illustri come Umberto Bossi e Giulio Tremonti.

Siamo alla perfetta rappresentazione dell’Italia di oggi. Quella dell’oblio, della memoria strumentale, piegata a fini propagandistici. Onorare la memoria di un cardinale del XIII secolo, fiero difensore della libertà comunale tanto cara ai leghisti (vedi il culto per Alberto da Giussano), è, in quest’Italia, più importante di mantenere un presidio di memoria legato alla Resistenza. Una classica operazione propagandistica, alla solita maniera, un po’ rozza, di questo centrodestra (lo spiega bene Mario Spezia, dell’Associazione Partigiani Cristiani).

Ci sarebbe quasi da ridere sull’insulsaggine culturale di un’operazione del genere. Temo invece che la faccenda sia molto seria. E quindi non posso non aderire all’appello lanciato dall’Anpi. Che ha giustamente protestato a gran voce. Io sto dalla loro parte. Anche su Facebook. Non me ne voglia l’anima del cardinale Jacopo, al quale auguro un buon riposo eterno. Alle sue preziose relique preferisco e preferirò una bella targa con la data 25 aprile.


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